autore

Gianluca Borroni

Wealth Advisor

Vedi tutti gli articoli

Anche se può sembrare (e magari essere) lontano, il pensionamento va preparato in anticipo, per evitare di trovarsi con una situazione finanziaria a rischio, che non permette di godersi serenamente il meritato riposo.

Il lavoro può appassionare. E sicuramente consente di restare attivi e socialmente inseriti. Ma probabilmente non basta questo per spiegare come mai in Italia quasi un over 50 su 10 (il 9,4%) continua a lavorare anche dopo il pensionamento.

A evidenziare il dato è Istat, secondo cui il 6,3% degli over 50 in pensione risulta avere un’occupazione non occasionale. Parliamo di oltre 400.000 persone già in pensione che continuano a lavorare. E la tendenza è in crescita.

Viene allora spontaneo porsi una domanda: quanto siamo preparati – davvero – a smettere di lavorare?

La pensione non basta più?

Per molti, la pensione rappresenta un traguardo. Ma sempre più spesso, non è il punto di arrivo che ci si aspettava. Quello che emerge è una verità scomoda: molti pensionati continuano a lavorare perché l’assegno previdenziale non è sufficiente a coprire le spese quotidiane. Il costo della vita cresce, le esigenze restano, e il reddito cala. In un contesto del genere, arrivare impreparati alla pensione significa trovarsi senza alternative. È qui che entra in gioco l’importanza di pensare per tempo al proprio futuro:

  • Hai idea di quale sarà la tua pensione stimata?
  • Sai se sarà sufficiente a coprire le tue spese essenziali? E basterà per mantenere il tuo tenore di vita?
  • Hai iniziato a costruire un’integrazione privata o un piano personale per il dopo-lavoro?

Sono domande semplici, ma che andrebbero affrontate molto prima dell’età pensionabile.

Part-time, lavori flessibili, seconde carriere: le nuove forme del lavoro senior

Secondo i dati Istat, tra i pensionati che lavorano, circa il 38% lo fa part-time. Non si tratta solo di un compromesso tra guadagno e tempo libero, ma anche di un adattamento a nuove esigenze di vita. Molti scelgono attività meno impegnative o cercano lavori compatibili con le proprie competenze maturate. Questo apre a un’altra riflessione utile: quanto sei flessibile e disponibile ad aggiornarti rispetto al mondo del lavoro che cambia? Investire tempo e risorse nella propria formazione – anche in età adulta – può essere una scelta strategica, che torna utile nel presente e nel futuro. Non è mai troppo presto per chiedersi: “Se domani volessi (o dovessi) lavorare di meno, avrei alternative concrete?”

Donne e pensione: quando il divario pesa anche nel lungo termine

Le cose vanno ancora peggio se guardiamo al mondo femminile. Sempre secondo Istat, il 40,5% delle donne tra i 50 e i 64 anni non lavora e non percepisce una pensione, contro il 15,4% degli uomini.

Le ragioni? Carriere discontinue, stipendi mediamente più bassi, periodi di cura familiare non retribuiti. Questi fattori si sommano nel tempo e si riflettono nella pensione finale. Per questo, ogni scelta lavorativa ha effetti di lungo periodo:

  • Un part-time oggi incide sulla pensione di domani.
  • Anche pochi anni di contributi mancanti possono fare la differenza.
  • Un’interruzione temporanea dell’attività lavorativa può richiedere una compensazione futura.

Ecco perché, soprattutto per le donne, monitorare con regolarità la propria posizione contributiva e attivarsi per colmare eventuali vuoti può essere una mossa decisiva.

anziani su un'auto cabrio al tramonto

Lavorare dopo la pensione: più che una tendenza, un segnale

Se sempre più persone scelgono – o si trovano costrette – a lavorare anche dopo la pensione, è segno che il modello attuale non garantisce più certezze assolute. Ma c’è un aspetto positivo: questa realtà può diventare una spinta ad agire per tempo. Significa:

  • Non dare per scontato che “tanto ci penserà lo Stato”.
  • Non rimandare decisioni importanti pensando che ci sarà tempo.
  • Non sottovalutare il potere di un piccolo gesto oggi, come mettere da parte qualcosa in più, informarsi, chiedere un parere esperto.

Riassumendo

Oggi vivere più a lungo è una fortuna. Ma richiede anche maggiore consapevolezza. Arrivare alla pensione preparati non significa solo avere un reddito garantito, ma anche avere la libertà di scegliere: se lavorare ancora, se rallentare, se dedicarsi a ciò che conta di più.

E questa libertà si costruisce molto prima. A partire da ora.

  • Lavorare dopo la pensione è sempre più comune, ma spesso non è una scelta libera: è il segnale di una preparazione insufficiente al momento del ritiro.
  • La pensione pubblica potrebbe non bastare a mantenere il proprio tenore di vita: è fondamentale sapere per tempo quanto si percepirà e se sarà sufficiente.
  • Le nuove forme di lavoro “senior”(part-time, consulenze, seconde carriere) richiedono flessibilità, aggiornamento continuo e capacità di reinventarsi.
  • Le donne rischiano di più: carriere discontinue, stipendi più bassi e periodi di cura non retribuiti compromettono la pensione futura.
  • Ogni scelta lavorativa ha conseguenze di lungo periodo: anche un part-time o una pausa possono pesare sull’assegno previdenziale.
  • Agire per tempo è fondamentale: monitorare la propria posizione contributiva, costruire un piano integrativo, informarsi e fare scelte consapevoli già oggi può fare la differenza domani.
  • Prepararsi alla pensione significa garantirsi una libertà di scelta: lavorare se si vuole, non perché si è costretti.

Articolo realizzato in collaborazione con FEduF

Le informazioni contenute negli articoli sono prodotte da Banca Mediolanum in collaborazione con FEduF, escludono qualsiasi forma di consulenza e hanno scopo puramente informativo.

Feduf logo