
Redazione CosaConta
Come una donna greca, con un passato da scrittrice e da politica, ha trasformato per sempre il mondo dei media americani.
Highlights
2011, Stati Uniti. Arianna Huffington appoggia la penna sul tavolo, sorride, e dichiara: “questa è la cosa più eccitante che io abbia mai fatto”. E in effetti, ha appena firmato un contratto che cambierà per sempre il panorama mediatico statunitense: AOL ha acquistato il “suo” The Huffington Post per 315 milioni di Dollari, nominandola presidente e direttrice editoriale della neonata “The Huffington Post Media Group”.
Atene, dove tutto ha origine
Atene, 1950. Strade polverose, edifici che respirano storia. Arianna Stassinopoulos nasce in una famiglia che le trasmette la passione per il giornalismo e l’entusiasmo per la vita pubblica. Il padre Konstantinos è giornalista e consulente, la madre Elli un’inarrestabile sostenitrice del potenziale delle figlie.
A 16 anni riempie la valigia e, con il suo inglese ancora incerto, lascia la Grecia, spinta da un’intuizione che le farà attraversare mezza Europa: vuole eccellere in un mondo che non sempre riconosce il talento femminile. Sbarca a Cambridge, dove non si accontenta di sedersi nelle aule prestigiose: vuole presiederle. Diventa la prima studentessa straniera, e la terza donna in assoluto, a guidare la Cambridge Union. Le barriere di genere non la fermano, anzi: la spingono a trovare la carica necessaria ad abbatterle.
La corsa politica e le prime controversie
Conclusa l’università, l’America è una calamita irresistibile. Si trasferisce e inizia a scrivere. Non è un percorso semplice: riesce a pubblicare un volume su Maria Callas ma il suo secondo libro, un volume su Pablo Picasso, riceve ben 37 rifiuti prima di essere pubblicato. In parallelo, Arianna Stassinopoulos porta avanti una carriera di commentatrice politica di stampo conservatore, che acquista vigore quando si lega sentimentalmente a un imprenditore repubblicano in corsa per un seggio al Senato. Si tratta di Michael Huffington, con cui nel 1986 convola a nozze, in quello che viene definito un evento da prima pagina, (per poi divorziare nel 1997). Così, Arianna Stassinopoulos diventa Arianna Huffington.
La grande occasione per Arianna arriva nel 1994, quando Michael si candida al Senato per la California. Arianna è accanto a lui, padroneggia i talk show, difende posizioni repubblicane e si afferma come voce pungente. Seleziona con cura gli eventi mondani, appare sui magazine patinati, è ospite fissa in trasmissioni politiche. Nonostante la sconfitta di Michael, il nome Huffington diventa un marchio noto.
È a questo punto che la sua bussola politica inizia a oscillare: gradualmente abbandona la retorica conservatrice per adottare punti di vista più progressisti. Sostiene battaglie ambientaliste (ricordiamo la campagna “Detroit Project” del 2003, con spot tv che assimilavano i SUV ai finanziamenti al terrorismo), abbraccia cause liberal e si butta in una sfida ambiziosa: la candidatura a governatrice della California nel 2003, in pieno fermento del recall election contro Gray Davis, con Arnold Schwarzenegger favorito alla vittoria. Per Arianna è un trampolino mediatico: i dibattiti la vedono polemizzare con Schwarzenegger in diretta nazionale, i quotidiani sottolineano la sua capacità oratoria e la sua passione politica. Alla fine, ritira la candidatura e invita a votare contro il recall, ma la platea ha già memorizzato un nuovo volto, più progressista e indipendente.
Nasce l’Huffington Post
È il 2005. Arianna, insieme a Andrew Breitbart, Kenneth Lerer e Jonah Peretti, avvia The Huffington Post. È un blog, ma non solo: un luogo di dibattito, un aggregatore di notizie, una vetrina in cui editor e contributor mescolano reportage e opinioni con toni spesso spregiudicati.
La ricetta sembra semplice, ma agli albori della diffusione di massa di internet è rivoluzionaria: dare spazio a blogger affamati di visibilità, affiancare firme retribuite, moltiplicare le sezioni tematiche. Qualcuno grida allo sfruttamento, altri applaudono la visione lungimirante che anticipa il boom dell’informazione digitale. Il risultato è devastante: il sito attrae un pubblico sterminato e vince perfino un Premio Pulitzer nel 2012, il primo per una testata online commerciale. Arianna si dimostra abile nel coltivare relazioni con investitori e figure chiave dell’industria. Ha l’istinto di chi intuisce i cambi di rotta del mercato e li cavalca senza paura. L’Huffington Post diventa ben più di un esperimento mediatico: è un segno tangibile di come si possa ribaltare il rapporto tra informazione e lettori in piena epoca digitale.

L’assalto ai consigli di amministrazione
Intanto, Arianna penetra anche i piani alti di aziende in settori diversi: Uber, Onex, Global Citizen. Qui non si tratta di semplici contratti di consulenza: sedere nei board di tali colossi significa orientarne la strategia, conoscerne i segreti e le prospettive di crescita. E, ovviamente, influenza la finanza e i mercati che gravitano intorno a queste realtà.
In Uber, Arianna si trova in un periodo turbolento: l’azienda è nell’occhio del ciclone per scandali interni, tensioni manageriali e una crescita che fa impallidire la concorrenza. Lei, con un carisma che mischia fermezza e sorrisi calibrati, partecipa attivamente a riforme e cambiamenti di cultura aziendale. In Onex, uno dei maggiori fondi di private equity, il suo sguardo si allarga sui mercati globali: acquisizioni, investimenti, strategie a lungo termine. La sua abilità diventa quella di unire l’intuizione sulle persone alla capacità di negoziare in un ambiente dominato dalle logiche finanziarie.
Le nuove imprese di Arianna Huffington
Il grande colpo, però, resta la vendita dell’HuffPost nel 2011. Acquisita da AOL, la piattaforma si consacra e Arianna, nella nuova veste di presidente e direttrice editoriale della neonata “The Huffington Post Media Group”, ottiene un ruolo di spicco. Ora il suo nome appare non solo nelle classifiche delle donne più potenti di Forbes, ma anche nella lista delle 100 persone più influenti del mondo secondo il Time. Ma Arianna non si ferma e, nel 2016, sorprende il mondo annunciando l’addio all’HuffPost.
Fonda Thrive Global, un progetto ambizioso che fonde tecnologia e scienze comportamentali per migliorare salute e produttività. Pubblica libri best-seller come Thrive e The Sleep Revolution, portando avanti la sua crociata contro lo stress e il burnout. Partecipa a podcast, conferenze e talk show, dove racconta come il successo non possa prescindere dal benessere psicofisico. Accumula premi e lauree honoris causa, si impegna in opere filantropiche… Diventa un’icona di innovazione imprenditoriale ed emancipazione femminile. Niente male considerando i suoi inizi come giovane promessa dei circoli conservatori.
La lezione di Arianna Huffington
Il percorso di Arianna Huffington parla di ambizione e trasformazione. Ha navigato tra culture diverse, ha cambiato casacca politica, si è reinventata più volte – da autrice a figura mediatica, da moglie di un senatore repubblicano a manager visionaria nell’universo digitale. La sua capacità di fiutare i trend (come l’informazione online, le app di ride-sharing, le piattaforme di wellness) e di intrecciare relazioni ai vertici aziendali l’ha resa uno snodo cruciale nella finanza globale, pur non essendo una “finanziera” tradizionale.
Il potere della sua storia risiede nella prova concreta che l’intraprendenza, unita a un costante adattamento, può scardinare barriere e plasmare nuovi modelli di business.
- Leggere i segnali: saper individuare i trend emergenti e puntarci senza aspettare che diventino ovvi.
- Coltivare la resilienza: saper convivere con gli attacchi, i rifiuti editoriali, le accuse di plagio e usarli come momenti di trasformazione.
- Curare le relazioni chiave: entrare nei board di grandi società significa accedere a una rete di contatti strategici che può cambiare il corso delle cose.
- Diversificare: passare dalla politica alla scrittura, dall’imprenditoria al benessere dimostra che non esiste un’unica identità professionale.
- Sostenere il benessere: non si costruisce un impero duraturo ignorando la salute e la qualità della vita; la sua scommessa su Thrive Global lo testimonia.
Sullo sfondo, resta l’immagine di Arianna che firma quell’accordo nel 2011, circondata da microfoni e sorrisi contratti. Un gesto che ricorda quanto il successo possa essere una porta spalancata verso infinite possibilità, purché si abbia il coraggio di attraversarla. E lei, in tutte le decisioni che ha preso, in tutte le sfide che ha scelto di affrontare, ha decisamente dimostrato di averne parecchio.